E poi tutto riparte: un nuovo lavoro a rimettere le basi, non proprio quello che vorrei, ma utile per ricominciare a muoversi; un nuovo progetto in embrione, che varrà la pena seguire anche solo per dar sfogo a quella creatività che è vitale, ma che se andasse in porto... beh, sarebbe davvero una figata (credetemi sulla parola); amicizie recuperate, e sono quelle su cui comunque non avevo dubbi.
Un ciclo si è chiuso dunque, a livello di sensazioni, e stavolta è durato otto anni. Non ne ho ricavato granché dal punto di vista pratico. Se mi guardo indietro vedo sacrifici che non hanno portato a niente, situazioni professionali insoddisfacenti e qualcuna per niente piacevole (e il rimpianto per aver lasciato andare quello che mi ero conquistato con fatica, dato il nulla che ne ho avuto poi in cambio, è stavolta presente: c'è sempre una prima volta), rapporti umani su cui potrei stendere un velo pietoso nella maggior parte dei casi, e sono quelli poi alla fine che hanno fatto più male. Sinceramente, non è che ne avessi necessità, ma credo nel karma, e qualcosa da scontare è probabile lo avessi, e comunque mi è servito, se non altro a farmi decidere di non perdere tempo con chi proprio non ci si piglia. C'è un universo umano di cui non faccio parte, e di cui in ultima analisi non voglio far parte: se il prezzo da pagare è inseguire tutte quelle cose che sono solo contorno, già in partenza secondarie, un continuo fare cose vedere gente fine a se stesso (o a sé stesso, che hai voglia quanto ci si usa), beh... preferisco rimanermene ai margini a cercare ciò che davvero mi importa: c'è il rischio di cadere, ovvio, ma vuoi mettere con l'accontentarsi?
E quindi bene, è andata anche stavolta, e poco importa se ho incontrato solo una montagna di scatole vuote.
2 commenti:
parlaci presto della figata, allora.
In bocca al lupo, Rouge!
La figata ha bisogno di altri per essere realizzata. Di solito qui per me casca l'asino :)
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