venerdì 29 marzo 2013

Buddy Pope


Prima dell'elezione del nuovo pontefice ho postato un frammento del film Dogma di Kevin Smith, quello del Buddy Christ (Cristo Compagnone nella traduzione italiana), auspicando un cambiamento nella Chiesa Cattolica. Mica pensavo mi prendessero alla lettera.
Santità, si scherzava.

sabato 23 marzo 2013

Che non è tanto il cercare



Il problema è trovare.

Acqua


“Ti ricordi quella volta”, mi dicesti, “in cui ti ho cercato per giorni interi senza trovarti. Ero preoccupato e stanco, di correrti dietro a vuoto, come un cane con la sua coda”.
Cane, coda? Di che parli? Sono sempre stata qui. Sì, forse, te lo concedo, ho avuto anni travagliati. Ingombranti da portare. Ma per te ero sempre qui.
“Sempre qui ma con l’animo altrove. A correr dietro a sogni vaghi, a vite sempre in costruzione. Fondamenta gettate e poi rifatte, una, tre, dieci volte e più. Sfiancante da seguire”.
Eri teso mentre parlavi. Cercavi dentro te le parole giuste, ma ti conosco: le parole le avevi scelte con cura, in chissà quanti monologhi mentali, per poterti presentare a me a dire quello che pensavi da tempo.
Bastardo.
Ecco, l’ho detta finalmente, la parola.
Dovrei provar sollievo. Riconoscerti per ciò che sei, fuori dagli sguardi menzogneri dell’amante, compagna, moglie. Vederti finalmente senza la struttura che ti avevo voluto dare: uomo perfetto, amante ideale, bello brillante giovane.
Per te ho lasciato uomini, di gran lunga migliori. Ho tagliato i ponti con quello che avrei dovuto essere. Rinunciato, barattato. Scelto.
Dovrei provar sollievo.
 
“Sei sicura di quello che fai?”
Anche tu, papà, ti ci metti anche tu?
“Sei sicura di quello che fai?”
Sì. Cioè, forse, non so.
“Sei sicura di quello che fai?”
Sì, sono sicura. Sicurissima. Assolutamente certa.
“E’ molto giovane”.
Non così tanto giovane.
“Tutti quegli anni tra voi. Peseranno”.
Ma perché? Cioè, chi lo dice?
“Peseranno”.
Avevi ragione (“tutti quegli anni”). Ma ti prego basta. (“peseranno”).
 
Il cielo fuori è grigio, ancora. In questa stanza c’è poca luce. Va avanti da settimane. Piove di continuo, da talmente tanto che mi sembra impossibile possa esserci mai stato il sole.
Anche quando ti conobbi pioveva. Entrai nel bar sottobraccio alla mia amica, quella che tu conoscevi bene. Ridevamo. La pioggia ci aveva colto all’improvviso, obbligandoci a una corsa giovanile e inutile per cercar riparo.
Tu eri seduto a un tavolo, al solito da solo, con la tua aria da maledetto che tanto ti piaceva. Giocavi a fare il poeta. Davanti a te un liquore dal gusto amaro (te ne chiesi), il quaderno da cui non ti separavi mai, in mano la penna. Giocavi a buttar giù pensieri sconnessi, guardando il mondo da dietro gli occhiali portati più per vezzo che per necessità. La barba sfatta, i capelli fintamente scompigliati, quell’aria altezzosa e superba.
Mi colpì il modo in cui parlavi. La tua voce aveva una cadenza lenta e volli vederla dolce.
Sorridesti nel vederci, me e la mia amica, coi capelli bagnati, starnutire all’unisono.
Quella sera, a casa, ti pensai. Mi stupì rendermene conto. Poi, i giorni seguenti, passai più volte in quel bar, sperando di trovarti. Non so cosa cercassi venendo lì, se te oppure me.
Mi scoprivo la sera a pensare sempre più spesso a quello che avevo. Tiravo giù le somme di una vita finora senza pensieri. Mio marito, il mio ex marito, non si accorse di nulla.
Quando gli dissi che me ne andavo restò attonito, incapace di comprendere. Gli sfuggiva il senso di una scelta che gli parve avventata e stupida.
 
“Ti pentirai”
Pensa a te.
“E’ una infatuazione, un capriccio”.
Non capisci, non hai mai capito.
“Buttare tutto all’aria per un ragazzino”
Non è un ragazzino. E’ molto più uomo di quanto tu non lo sia mai stato.
“Ti pentirai”.
Forse. Son fatti miei
“Un ragazzino”.
Avevi ragione anche tu (“ti pentirai”). Contento ora? (“un capriccio”). Ma infatuazione certo no.
 
Mi portasti a vivere in questo posto. Mi piaceva. Non aveva nulla di quello che avevo lasciato e per questo mi piaceva. Barattare una cosa per un'altra simile non avrebbe avuto senso. Meglio stravolgere tutto. Ricominciare da capo. Riprendere in mano i fili interrotti anni prima per amor di convenienza. Rituffarsi nuovamente nei sogni giovanili, con qualche ruga in più, con un conto in banca migliore, le spalle coperte da una precedente vita. L’occasione per mettere in pratica tutto quello che avrei voluto fare. Continuare a lavorare, certo, cercando libri da pubblicare, come ho sempre fatto. Ma con spirito diverso, l’arte per l’arte e non per guadagno.
Era quello che tu dicevi sempre, che mi ripetevi ogni qualvolta cercavo di indirizzare le tue cose. Criticavi il mio voler cercare il consenso del pubblico, dandogli quello che si aspettava. Belle storie, semplici e lineari. Passatempi per la mente più che nuova linfa.
Ti introdussi nel mondo dei libri. Pubblicasti, finalmente, uno, poi un altro. Eri bravo, devo ammetterlo.
Mentre tu godevi del successo io cercavo nuove strade, per te e per me. Le tue si aprivano facili, le mie erano tortuose e strette.

“Lavori troppo”
Non mi sembra.
“Lavori troppo”
Cerco di realizzare.
“Hai l’aria stanca”
Non è facile mandare avanti le pubblicazioni e poi scrivere, anche.
“Stasera esco”
Va bene. Ho da scrivere.
“Stasera non ci sono”
Di nuovo? Dove vai?
“Non ci sono”
Hai un’altra?
“Che sciocchezza!”
Hai un’altra?
“Non complichiamo le cose”
Hai un’altra!
“Lavori troppo”
 
Bastardo.
 
Questo bagno schiuma è l’unica cosa che mi hai lasciato. Lo usavi sempre e a lui devi quell’odore dolce che lasciavi in giro. Non eri tu. Era un volgare sapone alla pesca.
Mentre lo verso nell’acqua calda della vasca mi accorgo che è quasi terminato. Non so se ne comprerò un altro simile. Mi ricorda troppo te.
Forse sì. Una volta ancora.
Mi immergo nell’acqua cercando sollievo. Il vapore che sale riempie la stanza di condensa. Sulle mattonelle cominciano a formarsi una miriade di gocce, pesanti, scivolano in basso, formando rivoli di acqua dalle molteplici forme.
Acqua. Spinta vitale. La cerco consapevolmente ora. Mi immergo nell’acqua tutti i giorni e ci resto ore. Tento di riprendermi ciò che mi hai tolto affidandomi all’elemento della nostra storia, scivolata via veloce, come un fiume gonfio di pioggia.
Chissà dove sei ora, giochi ancora a fare il poeta?
 
“Piove lacrime di sale
La terra”


Che stronzata.

giovedì 21 marzo 2013

Premesse sbagliate


"Il M5S è stato il primo per numero di voti alle ultime elezioni" dice il comico. Non è vero. Il PD è primo per numero di voti, il M5S ha preso una manciata di voti in più rispetto agli altri alla Camera, molti meno al Senato, ma questo solo in Italia, senza contare cioè i voti degli italiani all'estero (potete fare i vostri conti direttamente alla fonte ufficiale qui). La schifezza di legge elettorale con cui siamo obbligati a votare premia comunque le coalizioni, e anche in questo caso il M5S non è primo per numero di voti, considerato che i pentastelluti son troppo puri per mischiarsi con qualcuno. Quindi, se la premessa è sbagliata, rivendicare un incarico di governo come hanno fatto Grillo e i suoi portavoce non ha senso. Rivendicare ruoli di vigilanza ne ha un po' di più, ma sarebbe ora che le stellette scendessero sulla terra e cominciassero a dialogare con le altre forze politiche: sono in Parlamento e in Parlamento, lo dice la parola stessa, si parla. Dubito gli concederanno alcunché (non si capisce perché uno debba mettersi in casa qualcuno che te la vuole sfasciare), e quindi gli stellati potranno portare avanti il loro piano di durezza e purezza che il successo elettorale aveva scompigliato. In attesa di capire da che parte son girati, forse.

mercoledì 20 marzo 2013

Perché live è live



Ecco, forse in quanto a balletti con aste varie David Byrne gli dava dei punti, però questa Wishing Well versione live di Sananda Maitreya aka Terence Trent D'Arby superava di gran lunga l'originale in studio.
Secondo me, neh.

lunedì 18 marzo 2013

Changes? What changes?


Cambiamenti, dice. In effetti ci sto pensando e non sarebbe una cattiva idea, anche solo per variare un po', ma purtroppo presuppongono quasi tutti esborsi economici che, visti i tempi, non mi posso permettere di affrontare, ma qualcosa bisogna pur fare.
Dice cambia look, e in effetti devo tagliarmi i capelli, potrei approfittarne. La fase capello lungo l'ho già avuta in altri tempi, ora potrei adottare un look più moderno, sul genere calciatore crestato che oggi sembra piacere tanto, ma andare ai colloqui di lavoro con la capigliatura alla Hamsik non è proprio consigliatissimo, e poi anche gel e lacche hanno il loro costo, e siamo sempre lì.
Cambiare guardaroba costa pure quello soldi, e ci si limita da tempo all'essenziale; cambiare auto manco a parlarne, casa che te lo dico a fare... insomma, qua bisogna cercare cambiamenti economici, nel senso dello spender poco, che non è che si sia tirchi, è proprio che non se ne hanno!
Quindi, dice, lavora su te stesso, quello è gratis.
Ora, non è che io non ci abbia voglia di lavorare su me stesso, ma mi sembra una di quelle cose che lasciano il tempo che trovano, in fondo chiunque campa lavora bene o male su se stesso. Non fanno lo sforzo di saperlo, dice, e questo deve essere vero, data la quantità di stronzi che vedo in giro, però pure quelli che dicono apertamente di lavorare su se stessi non mi pare ottengano grandi risultati. Che vuoi che ti dica, sarà che sono meridionale e un certo fatalismo ce l'ho innato, ma penso che signori si nasca e stronzi pure, e a quest'ultima cosa purtroppo non c'è rimedio.
Ma prendiamola per buona sta cosa, perché è una bella cosa alla fine e fa tanto figo dire che stai lavorando su di te, e però.... da dove iniziare?
Potrei smettere di collezionare epiteti, magari, e non sarebbe una cattiva idea (è pure a costo zero), visto che ultimamente si è passati da "presuntuoso" "arrogante" "intollerante" "fallito", argomentati con lunghe disquisizioni sul mio passato operato, ai più diretti e figurati "stronzo" e "testa di cazzo". Segno dei tempi, con l'avvento di twitter è di moda la sintesi e ci posso fare ben poco, e però se lo chiedi a me io tanto stronzo e testa di cazzo non è che mi ci senta del tutto, ma potrei sbagliare.
A proposito di errori potrei smettere di innamorarmi delle persone sempre sbagliate, e cominciare ad innamorarmi delle persone giuste. Ne ho pure conosciute di persone giuste, di quelle che dici però cacchio com'è che non mi innamoro di questa qui, e l'unica spiegazione che mi do è che siccome non è cosa che fai a comando, che non è che scegli come al supermercato, è più una cosa di culo che alla fine diventa presa per il culo se finisce male. Tutto qua. E' solo naturale tendenza ad innamorarsi delle persone giuste per qualcun altro, e valla a cambiare la naturale tendenza, se ci riesci.
A pensarci di cose per cambiare in teoria potrei farne tante, ma poi alla fine, l'ho già detto, non è che la faccenda mi entusiasmi troppo. In teoria potrei smettere di dire quello che penso, ad esempio, e glissare sulle idiozie che sento in giro per non farmi trascinare in polemiche che non portano mai a niente; o smettere di agire per come penso, che poi è la cosa che più mi frega nel senso che mi si ritorce contro. Abbozzare è la parola chiave, ma ho difetti di pronuncia, e qualcosa vorrà dire. Insomma, non è che mi riesca tanto bene a mandar giù quello che non mi aggrada, alla lunga vieni sempre fuori per quello che sei, qualsiasi cosa sei, anche se le conseguenze dell'andare controcorrente, o almeno del pensare di farlo, sono piuttosto pesanti.
Potrei cambiare, o meglio dovrei cambiare. In teoria. In pratica a farlo in maniera forzata mi sembrerebbe di diventare qualcun altro, con modi diversi, usi diversi, linguaggi diversi, pensieri diversi, e non è che mi piaccia tanto l'idea: dovrei rinunciare all'essere presuntuoso e arrogante, e non vorrei con questo deludere troppa gente.
Dice, non è che devi cambiar tutto, lascia andare solo quello che non va. Che vuoi che ti dica, sarà il fascino del perdente, ma io mi ci sono affezionato alle cose che non sono andate, ché se ho imparato qualcosa è proprio da quelle, mica da quelle andate bene. E poi mica dipende tutto da te, magari fosse così, anzi, il più delle volte te ci puoi fare proprio nulla. Il fatto è che gli altri esistono, si muovono pensano ed agiscono, in una maniera che appare spesso incomprensibile. Limite mio, lo ammetto, che non so stare al mondo. Magari sarà che ognuno lavora su di sé e quindi pensa solo a sé, ma se ci penso le fregature maggiori, quelle che davvero bruciano e fanno star male, le ho avute proprio da chi pensando al proprio interesse ti passa sopra come un carro armato: capirete, se non hai altre armi l'unica è scansarsi e sperare che finisca in un fosso.
Comunque alla fine facciamo così, io per ora mi tengo per quello che sono, ché ci ho messo troppi anni a diventare me e mi spiace buttare via il lavoro pure se è venuto male. Per il resto una cura prima o poi verrà, i cambiamenti saranno quelli che saranno e riguardo ai carri armati, beh, che vi devo dire, spero solo che il fosso sia profondo.

Babalot - Bruciare


lunedì 11 marzo 2013

Che ne sono sempre più convinto



And I find it kind of funny
I find it kind of sad
The dreams in which I’m dying
Are the best I’ve ever had
I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles
It’s a very very
Mad world

sabato 9 marzo 2013

Consapevolezze

"Tu sei solo, e lo sai. Tu sei nato per vivere sotto le ali di un altro, sorretto e giustificato da un altro, che sia però tanto gentile da lasciarti fare il matto e illuderti di bastare da solo a rifare il mondo. Non trovi mai nessuno che duri tanto; di qui, il tuo soffrire i distacchi - non per tenerezza. Di qui, il tuo rancore verso chi se n'è andato; di qui la tua facilità a trovarti un nuovo patrono - non per cordialità. Sei una donna, e come donna sei caparbio. Ma non basti da solo, e lo sai."
 
Cesare Pavese - Il Mestiere di Vivere - aprile 1947

Portishead - Roads


mercoledì 6 marzo 2013

Punti di vista


Piove, e la pioggia è sempre un po' così. Deprime, dice, ma non è poi così vero, in fondo è solo acqua che viene giù, a volte a pulire. Che poi anche lì, la depressione o presunta tale, bisognerebbe cominciare a guardarla davvero da un altro punto di vista così come han fatto alcuni ricercatori giapponesi, e salta fuori che il problema è ribaltato: non sono io ad esser depresso, sei te che ti illudi di essere ciò che non sei. Ma lasciamo perdere, anche qui, che è inutile stare a spiegare. Hai voglia a dire che la malinconia è solo un aspetto del tutto, la riconosci perché conosci il suo contrario, una bellezza ce l'ha pure lei se solo sai vederla, e quelli che a tanti sembrano baratri sono solo profondità. Non arrivarci mai è un problema, ma non certo mio.
E comunque non ho voglia di stare a spiegare come anche una giornata di pioggia sia comunque bella, dove basta una risposta inaspettata a una domanda a salvarla, la giornata. Le altre risposte, quelle in cui speri, non arriveranno mai, forse proprio perché le aspetti, o forse solo perché non dipendono da te, ma da chi non è in grado di fornirne. E questo, alla lunga, stanca.

Fugazi - I'm so tired


lunedì 4 marzo 2013

Come si cambia


C'è stato un tempo in cui l' Art 67 della Costituzione al novello messia piaceva (http://www.beppegrillo.it/2010/08/le_dimissioni_di_fini.html).
Altri tempi, oggi pare non gli piaccia più(http://www.beppegrillo.it/2013/03/circonvenzione/index.html#commenti), ma c'è da capirlo: il rischio che i 163 "cittadini" non siano tutti lobotomizzati è da tenere in considerazione.