domenica 4 maggio 2014

Chiacchiere

 
E finalmente a tre minuti dalla mezzanotte alla Domenica Sportiva (!?), dopo un'ora e venti di chiacchiere in cui sono riusciti a far vedere ben tre minuti di servizio sul posticipo e il resto sulla finale di Coppa Italia (il contorno, mica la partita), riescono a trasmettere l'unico che valeva la pena di vedere oggi, la sconfitta della Roma a Catania che ha dato lo scudetto alla Juve, tre minuti di servizio di cui due di chiacchiere tra interviste e commento e uno solo di calcio ...giocato in cui in pratica si sono visti i quattro gol e nulla più. Seguono altre chiacchiere di giornalisti e ex calciatori, ex tecnici, ex comici che non ho voglia di ascoltare e come al solito tolgo l'audio in attesa del prossimo minuto di calcio giocato, che mi perderò perché intanto zappo tra i canali. Poi si lamentano se i Genny carogne che abitano le curve la partita manco la vedono perché intenti a trovare il modo di far fare altre chiacchiere.

domenica 20 aprile 2014

A volte è meglio parlar di fuffa


Citazione


"Il cane odiava quella catena. Ma aveva una sua dignità. Quello che faceva era non tendere mai la catena del tutto. Non si allontanava mai nemmeno quel tanto da sentire che tirava. Nemmeno se arrivava il postino, o un rappresentante. Per dignità, il cane fingeva di aver scelto di stare entro quello spazio che guarda caso rientrava nella lunghezza della catena. Niente al di fuori di quello spazio lo interessava. Interesse zero. Perciò non si accorgeva mai della catena. Non la odiava. La catena. L'aveva privata della sua importanza. Forse non fingeva, forse aveva davvero scelto di restringere il suo mondo a quel piccolo cerchio. Aveva un potere tutto suo. Una vita intera legato a quella catena. Quanto volevo bene a quel maledetto cane".
 
David Foster Wallace - Il Re Pallido

sabato 19 aprile 2014

Sempre allegri (bisogna stare)


Non scrivi più, mi chiedono. Vero. Non è che ne abbia tutta questa voglia. Bisognerebbe avere pure qualcosa di interessante da dire e non sono mai stato sicuro di avercelo, oppure qualcosa di nuovo, ma anche qui si casca male. No, niente di nuovo e niente di interessante. E poi più che altro mi verrebbe da inanellare tutta una serie di cristonate per ciò che mi ritrovo a vivere e per ciò che vedo in giro. Si sa, si finisce per dare noia, scrivere è condivisione e preferisco in maniera molto egoistica tenermela per me: almeno qualcosa in cui abbondare. Però no, non ho smesso di guardare con occhi sgranati a ciò che mi sta attorno. Per dire, vedo un sacco di gente felice ultimamente, credo lo abbiate notato: un mucchio di gente che in pieno delirio 2.0 balla e canta quel motivetto che piace tanto di quel tizio che a me, una volta, piaceva pure parecchio (ma pure ultimamente, devo essere sincero).
E' una esplosione di gioia, pare, e mi fa piacere che ci sia gente tanto felice da fregarsene se si sputtana mostrando la propria scarsa attitudine al ballo a cani e porci. Paesi e piazze e (oggesummadonna!) luoghi di lavoro traboccano di felicità e joie de vivre. Mi fa piacere, davvero, e poco importa se in fondo quel motivetto che piace tanto è a mio modesto avviso il peggior brano che il buon Pharrell abbia inciso da che musica e produce: i gusti son gusti e va bene così. Non fosse che poi a leggere il testo.... mah, io qualche domanda me la porrei sulla necessità di veicolare una stronzata del genere (non lui, ma chi sta dietro e sopra le nostre teste): non suona proprio come "sempre allegri bisogna stare ché il nostro piangere fa male al re", non trovate? Ma lasciamo stare, fiato sprecato e noi sinistri, complottisti.... bla bla bla.
Comunque io, per me, alla faccia del musico americano e dei tanti epigoni ballerini nostrani sto sempre incazzato come una bestia per tutta una serie di motivi che non ho voglia di elencare, ma che prendono spunto dal vivere quotidiano in questo diavolo di Paese a forma di stivale, dove come sempre tutto cambia per mai cambiare veramente. In tutta onestà dovessi scegliere qualcosa da dover ballare tutti assieme propenderei più per questo pezzo qua, magari brandendo qualcosa di contundente, ma tranquilli, sono solo sogni ad occhi aperti e mai mi augurerei accadesse davvero. E poi, perché mai? Qua, pare, stanno tutti bene. Fra un mese si rivota. Allegria.

mercoledì 26 febbraio 2014

Not just a ride


L'ho conosciuto tardi. Per dire, fino a un paio di anni fa sapevo vagamente chi fosse. Lo avevo già incrociato, sul finire degli anni '90 sulle pagine di un fumetto, Preacher di Garth Ennis e Steve Dillon (questo per quanti ritengono i fumetti robe minori, ma tant'è...), ma all'epoca non gli avevo dato il giusto peso e la cosa era finita lì, fino alla segnalazione di una amica un annetto fa.
Un comico Bill Hicks, sui generis, uno di quei personaggi che fatichi ad inquadrare perché distratti dalle etichette che ti fanno preferire altro e per cui lo lasci ai margini, non lasciandolo entrare. O forse, più probabile, non entra perché non sei ancora pronto ad accoglierlo e se lo fa, se ti entra dentro, è perché lo avverti e lo vivi in una maniera diversa, e non ne esce più. Le cose che gli senti dire non le ascolti e basta, solo con le orecchie e la mente, le hai vissute anche tu, toccano altre corde. Ci ridi sopra, perché le hai pensate anche tu senza avere il coraggio di dirlo apertamente, ma lo avverti, dentro, che le sue parole non hanno solo la funzione di darti momenti allegri, mirano ad altro, smuovono altre cose, aprono scenari diversi, mondi migliori, dove dopo viverci è più piacevole.
Bill Hicks ha terminato il suo giro di giostra esattamente venti anni fa, giovane, come una di quelle rockstar che rimpiangeva, nella maniera che sappiamo. Se sono vere le parole di Leopardi per cui "chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo come chi ha il coraggio di morire", questo lo rende due volte padrone, e se è vero che in fondo è solo giro, è anche vero che non tutti i giri sono uguali.

Chi volesse approfondire guardi qui.

It's just a ride - Bill Hicks



Grazie alla Bill Hicks Italian Community e alla sua ideatrice Valentina.

lunedì 13 gennaio 2014

Il grande sconforto


Commento più votato dai lettori sulla pagina del Corriere alla notizia del Golden Globe assegnato a La Grande Bellezza di Sorrentino:
"Il modo facile per i nostri registi di avere applausi dagli stranieri, è fare la solita copia di Amarcord o di Roma di Fellini...hanno capito che l'immagine che all'estero vogliono dell'Italia è di un paese corrotto,con le pezze al sedere,rimasto al Piano Marshall. I personaggi devono rigorosamente gesticolare,urlare ad alta voce e avere relazioni clandestine.....Gomorra, Baaria, Cinema Paradiso e adesso anche questo qui, in un modo o nell'altro ricalcano questo clichè.... Fa più danni all'immagine del paese un film come questi che 100 interventi di enti italiani a sostegno della nostra industria,agricultura e turismo. Spero che quelli che plaudono a questa notizia se ne rendano conto....."
Il dettaglio che forse siamo davvero un "paese corrotto, con le pezze al sedere, rimasto al Piano Marshall", che la maggioranza di noi gesticola, parla ad alta voce, ha relazioni clandestine e dunque non è un semplice cliché, ma una amara verità, sembra sfuggire completamente, come anche il fatto che nella pellicola a queste miserie esistenziali siano accostati momenti, immagini, impressioni di rara bellezza non solo cinematografica, ma profondamente umana.
Sorrentino nei suoi film usa lanciare decine di messaggi, decine di impressioni, a volte, spesso, in contraddizione tra loro. E' la sua vera forza: dai suoi film chiunque può prendere qualcosa. Il fatto che la maggioranza noti solo la messa in scena del peggio mi pare sintomatico del livello in cui siamo (un popolo di coglioni senza speranza, a mio avviso), e la frase detta dal regista a ringraziamento per il premio mi pare fin troppo ottimista. Ma va beh, d'altronde si sa, hanno tutti ragione.