lunedì 28 gennaio 2013

Citazione


"Amare è soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare. Però allora si soffre di non amare, pertanto amare è soffrire, non amare è soffrire e soffrire è soffrire. Essere felici è amare, allora essere felici è soffrire, ma soffrire ci rende infelici, pertanto per essere infelici si deve amare o amare e soffrire o soffrire per troppa felicità.....
Io spero che tu stia prendendo appunti."

Woody Allen - Amore e Guerra -

Afterhours - Voglio Una Pelle Splendida


mercoledì 23 gennaio 2013

My own private home

 
(Ha preso a nevicare.)
La temperatura in questo alloggio è difficile da gestire. Troppo isolato dal resto della casa. Troppo alto il soffitto in legno. Succede che di sopra, sul soppalco, si stia da dio; sotto invece combatto per mantenere una temperatura accettabile. Certo smettere di fumare in casa aiuterebbe, smetterei di aprire le finestre ogni tre per due, ma sono quelle libertà che ci si concede da single. Danno un po' di senso di colpa, dopo anni trascorsi con la buona abitudine di uscire sul balcone per rispetto degli altri abitanti l'alloggio, ma fa troppo freddo, e fumare in piedi in fondo non mi è mai piaciuto, e di smettere - chissà perché - proprio non se ne parla.
(Nevica sempre più.)
Questo alloggio non è malaccio. Troppo legno forse, ma l'equilibrio è dato dal metallo della ringhiera a giorno del soppalco, dal fuoco dato dal colore rosso di alcuni mobili, delle tende, e dal  giallo caldo di metà pareti: chissà se chi lo ha arredato ha consultato le regole del feng shui? E' però rivolto a nord, e non è proprio il massimo, ma in generale mi pare equilibrato. Manca in qualcosa, aria e acqua credo scarseggino, ma riflette in buona parte il momento in cui lo avevo scelto: isolato, raccolto, accogliente. Era quello di cui avevo bisogno, sette mesi fa. Ora non saprei. Fra non molto credo sentirò il bisogno di cambiare, ancora, ma per ora il desiderio di isolamento, per rimettere in pari sensazioni e pensieri, c'è ancora.
(La neve si sta posando.)
Ascolto vecchi vinili. Li ho appena acquistati per rivenderli. Roba abbastanza buona, qualche rarità: Sex Pistols, Clash, Cure, Bauhaus, Siouxie, Talking Heads, The Jam, CCCP, Joy Division e tanto altro ancora. Ieri ho catalogato una collezione di Diabolik: tutta rumenta tranne un solo pezzo, che valeva la pena dell'acquisto in blocco. Sono ritornato indietro nel tempo, a quindici-sedici anni fa, quando tutto questo era il pane quotidiano, scarso, come ora, ma libero di essere: ci si sente molto Rob Gordon, devo ammetterlo, con tutto ciò che vuol dire.
(Fuori è già quasi tutto bianco!)
Vado avanti, un po' per inerzia, con la spinta datami un paio di mesi fa, ma so che non è ancora il periodo per raccogliere, e mi sforzo, per ora, di seminare. Tralascio il come lo sappia. Come il Ferrini di Quelli della Notte ci "sono cose che non si possono dire", chissà poi perché. Ma viviamo in un'epoca strana, che adora gli orologi ma non conosce il tempo, e sinceramente di stare a spiegare non ho proprio voglia. Il brutto però non è solo che non ho voglia di spiegare me, è che alla lunga mi sono stufato di capire tanti altri. Non tutti, ma tanti sì. Forse è il prezzo da pagare, non lo so ancora, non me lo sono chiesto.
Va bene così.
(E' una bella nevicata questa di oggi. Mi ci perdo un po' dietro, a guardarla ricoprire coppi e cortili. Dallo stereo David Byrne canta Once in a Lifetime. Io vado a preparare il caffè.)

Talking Heads - Once In A Lifetime


giovedì 17 gennaio 2013

Rumble in the world

 
Ne compie oggi 71 di anni, e da tempo è malato, di Parkinson.
Ho tanti motivi per amare un personaggio come Muhammad Alì, per le cose che ha detto e fatto nella sua vita. Un motivo in più è per quel momento preciso, a 11 sec. dal termine dell'ottava ripresa nel match del 30 Ottobre 1974 contro George Foreman, quando può assestare il colpo definitivo all'avversario barcollante, ma si ferma, lo segue nella caduta, già conscio di come andrà a finire. C'è tutta la grandezza dell'uomo in quella consapevolezza mista a pietà. Come fai non considerarlo davvero Il Più Grande?

mercoledì 16 gennaio 2013

Scegli una carta


Spendo tempo, forse troppo, nel guardarmi, nelle situazioni più varie. Giudicarmi, spesso male, è una operazione che ripeto da tempo, e dovrei forse smettere. Essere giudicato non ha poi troppo valore, non essere compresi ne avrebbe un po' di più, ma son cose che sfuggono, alla propria volontà. Immettersi in correnti di pensiero, sempre contrarie, costa fatica ed energie: far Lancillotto lancia in resta, ma lasciare a casa la corazza, è cosa stupida anche solo a pensarlo. Si è imparato però, negli anni, almeno ad evitare.
E' ancora tutto in là da venire, seppure ci si sia incamminati, da un po'. C'è il timore, nel vedersi, che la strada sia poco battuta, e di perdersi, nel frattempo. 
Andiamo avanti.

Pino Daniele - Keep on movin'


domenica 13 gennaio 2013

Pole la donna permettisi di pareggiare hon l'omo?

 
Ecco, io una marea di banalità e generalizzazioni così non le leggevo da tempo, segnale che pure a sinistra di strada da fare ce ne è ancora tanta (ma proprio tanta!):
 
L’AMACA del 13 gennaio 2013
di Michele Serra da La Repubblica (C)
“Era più intelligente di me, approfondiva mentre io sono superficiale”. Di tutte le parole d’amore spese per Mariangela Melato, queste di Renzo Arbore (raccolte da Silvia Fumarola per Repubblica) mi hanno commosso più di ogni altra. Perché dicono, delle donne, la cosa più importante ma non sempre la più detta: che le donne sono, in prevalenza, persone serie. E che la loro serietà (nei sentimenti, nel lavoro, nel maneggiare le cose della vita) è spesso di esempio e di soccorso a noi maschi. Forse perché la gestione del talento, nelle donne, richiede fatica doppia; forse perché, dall´alba dei secoli, mentre noi si andava a caccia, o in guerra a sbudellare il prossimo e a farci sbudellare, o a navigare per mesi e anni in cerca d´oro e di conquiste, loro restavano a casa e avevano molto tempo per pensare, mettendo a frutto la loro solitudine; fatto sta che, proprio come dice Arbore, le donne “approfondiscono”. Nel saluto di un uomo allegro (e intelligente) alla donna della sua vita, l’omaggio alla profondità suona, a sua volta, profondo. Umile e profondo. Riconoscente e profondo. Le donne, per nostra fortuna, sono contagiose."
 
Onestamente, fossi donna mi incazzerei.
 
 

venerdì 11 gennaio 2013

Quei risvegli che non vorresti


Aprire la pagina delle notizie, leggere in prima pagina solo una frase, "La Signora del Teatro Italiano", accompagnata da foto datate di un volto sorridente, e intuire. Esclamare un "No!", ascoltato da nessuno se non da qualcosa dentro, nel profondo. E sentire, attorno, che da questo momento c'è un vuoto in più. Mi mancherà, Mariangela Melato.
Prendetevi tempo. Ammiratela qui.

giovedì 10 gennaio 2013

Vexata quaestio


Domande senza risposta. Da dove arriva tutto il muco che da settimane continuo ininterrottamente a cacciar fuori: sarà forse il cervello che putacaso mi si scioglie? Improbabile, seppure il dubbio persista. No, roba meccanica, dice. E' inverno, le probabilità di contrarre virus vecchi di millenni è più alta per via di luoghi chiusi, umidità di un certo tipo, untori sparsi un po' ovunque: hai le difese occupate in altro, non ci son cazzi, te lo becchi! Ma tranquillo, non t'ammazza, un po' di giorni e passa da sé, ma la domanda rimane: perché?
Dice mah, boh, è cosi che va, ma che ti importa? Starnutisci, ingurgita medicine e non rompere. Ma a me starnutire infastidisce, le medicine stanno sui maroni e le domande senza risposta pure di più. E allora fai caso ai quando e ai come, e noti coincidenze che definire strane è l'unico modo, quando non sai catalogarle. Sposti tutto su un altro piano, che la meccanica da sola da quando hai finito scuola ti sta pure essa sulle balle e non ti appassiona proprio per niente. Vedi il desiderio di isolamento e di tener lontano i problemi sotto forma di scaracchi e tosse a tratti, ma anche il tentativo di sciogliere e fluidificarli, per meglio affrontarli e poi superarli. Te lo dici chiaro, ok è per quel motivo lì, e il raffreddore passa, e il problema più o meno pure. Ma a risposte trovate arrivano altre domande: è passato perché? Per via che hai trovato risposta o solo perché la meccanica della cosa lo dice?
Ma poi la domanda fondamentale: alla fine, ma chi se ne frega?

lunedì 7 gennaio 2013

Riccio, grano e loglio

 
Che poi uno lo sa, che a momenti un po' così seguono momenti un po' cosà, dove spesso accade il contrario di ciò che è stato, per  tornare magari poi ad essere come erano, perché per lui è tutto un saliscendi, ma lo dimentica, e le cose non sono mai le stesse.
Sa che parla una lingua strana, tra il dialetto e l'aborigeno, che a volte è capita altre no, e sa che anche gli altri parlano lingue strane, e a volte le capisce altre no, ma anche questo dimentica, e trovare una lingua di mezzo è un casino, e uno non è un mimo e nemmeno australiano.
Però quest'uno sa, che far di tutta un'erba un fascio è cosa cattiva e ingiusta (meglio sarebbe far di un fascio un'erba), e sa come separare il grano dal loglio, e giusto questo può fare, che mancano i mezzi per fare altro. E il grano per uno resta grano, e loglio resta loglio.

martedì 1 gennaio 2013

Anno che viene, anno che va

 
Il vecchio anno che se ne andava, l'anno scorso, lo avevo salutato così, con un cordiale invito ad andare in quel posto. Ripensandoci ero stato piuttosto ingrato verso il 2011. Era stato un anno un po' di cacca, d'accordo, ma si era ancora in piedi, e le difficoltà di quell'anno alla fine erano abbastanza sotto controllo, o almeno, così sembrava. Deve essersela presa a male, e deve aver lasciato il compito di vendicarsi al nuovo che è arrivato, considerando tutto quello che è successo in questo 2012 del grancazzo!
Questo anno che è appena finito ha sbaragliato tutte le classifiche negative, sconquassato qualunque top five della sfiga, si è autoimposto come Grandissimo Anno di Merda nelle personalissime vicende del Rouge, che pure finora ne ha viste! Niente è come l'anno scorso, e quando dico niente, credetemi, dico niente. Uno stravolgimento totale, un rovesciamento di calzini, un buttare al fosso tutti gli anni precedenti: come non fossero esistiti, puff, scomparso tutto (qualcuno di voi sa, altri avranno intuito, ad altri fregherà una mazza, ma è giusto così: vi voglio bene uguale).
E però non riesco ad avercela col 2012. Voglio dire, non mi fa manco incazzare (ma è una sensazione che ho da un tot), anzi, quasi lo ringrazio. E' stato un anno di grandissima merda, sì, e mi ha lasciato addosso paure e timori per il nuovo che arriva, e una fragilità nuova che però vedo chiaramente, assieme a tante altre cose. E' stato un anno di merda, ma la merda è necessaria, a volte, quando non si può fare altrimenti.
Mi spiace per chi non c'è più. Continua a mancarmi, ma sarà così sempre, e lo si accetta. Mi spiace per quello che se ne è andato, situazioni, luoghi, ma ne sono arrivati altri ed è così che va. Mi ha tolto molto il vecchio anno, ma altro mi ha dato, tra cui la cosa più importante: mi ha restituito a me. Rouge è tornato. E mò cominciano i cazzi!
Ah, buon anno nuovo a tutti.

Consorzio Suonatori Indipendenti - Forma e sostanza