sabato 6 luglio 2013

Partecipa all'evento

 
Ieri sera era un venerdì d'estate, e i venerdì d'estate ormai in tutti i paesi e paesini e cittadine dell'italico suolo si consuma l'evento catartico di rimozione della realtà: aperitivi e cene e libagioni e spettacoli d'arte varia consumati in piazza a ritmi diversi in ogni cazzo di posto. Qua in provincia, ma pure in città il discorso è lo stesso con i quartieri al posto dei paesi, la stessa identica cosa, ma con minore distanza.
Ho girato ieri sera per una mezz'ora circa nel bordello di facce e di suoni scandalosi emessi da una sottospecie di gruppo rock su un palco, prima di rompermi del tutto i coglioni e tornarmene a casa: ho altri cazzi, mi dispiace.
Ho che fra una settimana mi scade il contratto e nessuno mi ha ancora detto nulla sulle intenzioni che hanno, per cui ad oggi non so se fra otto giorni lavorerò ancora. Ho che se anche questi mi confermano, la paga è talmente da fame che a stento farei il giro del mese, ma la paga è sindacale, per cui la coscienza di chi ti da quattro soldi per il tuo lavoro è a posto, e mi chiedo se anche quella di chi ha sindacato quelle paghe lo sia. Ho che per carattere queste cose mi danno in testa, e devo continuamente ricordarmi di stare molto calmo per arginare lo stress. Ho che ogni idea per tentare di uscire da questa situazione per buona o brutta che sia va a cozzare sul muro della maggioranza degli altri, che non è manco di gomma, è solo un buco nero che fagocita qualsiasi cosa e da cui non ritorna nulla, ma proprio nulla, per cui sai di essere solo, quasi completamente solo. Ho che vedo in giro una situazione surreale: conosco più gente disoccupata, precaria, in cassa integrazione o in mobilità che gente che lavora, e pure chi lavora stabilmente è alle prese con stringimenti di cinghia impensabili anni fa e con l'accettare compromessi su compromessi su compromessi fino a che (ve lo dico, nel caso non lo sappiate) non ci sarà più niente da compromettere. Ho che vedo chi in passato ha avuto il pelo e il coraggio di scegliersi la propria vita, seguire il proprio essere senza dover per forza prevaricare sugli altri, pagare questa scelta oggi per colpa di chi intanto è rimasto fermo ad accettare compromessi su compromessi su compromessi e di chi nel frattempo ne ha approfittato. Ho che so che basterebbe che tutti (tutti) ci fermassimo, solo questo. Ma mangiare ancora si mangia, e venerdì sera c'è l'evento: partecipa anche tu.

1 commento:

Minerva ha detto...

Porca paletta, è proprio come la descrivi tu. Per questo sono tornata nella dimensione della follia (anche se sto sputando sangue ormai sulle mie richieste di borse di ricerca) - spero di rimanerci a lungo.